Qualità ed ecologia contro risparmio e consumismo

Qualità ed ecologia contro risparmio e consumismo, una sfida di tutti

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Prima o poi la questione tra il rapporto che intercorre tra qualità, ecologia, risparmio e consumismo andrà affrontata seriamente anche ai livelli che contano ma ora, in attesa di un cambio di rotta – senza alcun tipo di polemica strumentale contro questo o quello schieramento politico – proviamo ad analizzare alcuni termini del problema sensibilizzando l’attenzione dei nostri lettori.

Risparmiare sempre e comunque

Dopo anni di arrogante opulenza (anche se mai l’opulenza può essere modesta) siamo arrivati al punto in cui risparmiare è un dogma e all’altare del quale viene sacrificato tutto, anche il buon senso. In maniera forse leggermente paradossale si è persa oggi una visione di prospettiva, uno sguardo verso il futuro, nonostante le promesse e il posticipo delle date di scadenza dei programmi che sembrano più assomigliare ad una disfatta difficile da assimilare e da annunciare, rispetto ad un reale consapevolezza di un problema, come quello dell’ecologia e del risparmio, che richiederebbe ben altri mezzi risolutivi.

Il problema del tempo: una risorsa non infinita

Parlando di visione di prospettiva facciamo riferimento a quell’incapacità di porsi il problema del tempo e di pretendere che tutto sia immediato, come se i problemi ecologici maturati nel corso di decenni possano essere cancellati da qualche giorno di buoni propositi. Così è un repentino cambio di progetti e un’assenza di una visione comune su come affrontare il problema, prima ancora di risolverlo; oltretutto è impensabile risolvere un problema mentre ci si sta ancora adoperando per aumentarne l’entità.

Ecologia e consumismo

Il problema, anche se sarebbe più opportuno parlarne al plurale, riguarda la tensione in cui ci muoviamo tra un’emergenza temporale sul fenomeno dell’ecologia e la necessità economica, di questo sistema economico, di consumare, continuare a consumare, generando rifiuti che poi, forse, qualcuno si preoccuperà di smaltire.

Un problema comune

Se quanto detto fino a questo momento può apparire più come una riflessione teorica priva di fondamenti pratici che di un’analisi che si confronti con quella contingenza fatta con le criticità quotidiane della “gente comune” è fondamentale rivedere un po’ le traiettorie delle linee su cui ci muoviamo e finalmente superare una terribile contraddizione teorica che genera tremende conseguenze pratiche. Tutti, ma proprio tutti, ragioniamo sul concetto che “la qualità si paga” e in un contesto economico come quello attuale questa affermazione sembra più una minaccia che un’indicazione.

La soluzione adottata è quindi quella del risparmio, ma un risparmio sulla qualità è un controsenso e un danno all’integrità del pianeta, non ultimo dal punto di vista ecologico.

È evidente che quando si acquista un prodotto, qualsiasi esso sia, la preferenza economica è, per tanti e ovvi motivi, un’esigenza di tutti, ma è altrettanto evidente, o almeno dovrebbe essere tale, che anche “solo” dal punto di vista economico tale risparmio si rivela nullo e controproducente al netto dell’effettiva efficienza del prodotto acquistato.

I costi dell’acquisto

Bisogna ragionare in prospettiva, lo abbiamo detto, e acquistare un prodotto economico, per quanto possa apparire vantaggioso, si rivela fatale se si considera tale scelta sul lungo periodo. Tale prodotto difficilmente avrà le stesse proprietà tecniche del medesimo, ma di qualità superiore (e ovviamente più costoso) e queste incideranno sulle prestazioni e sui costi di manutenzione. Ma non solo. Rimuovere o gettare un prodotto non significa eliminare un problema, significa spostare l’attenzione; quel prodotto, infatti, andrà smaltito e le operazioni di riciclaggio dei materiali utilizzati non sempre sono totali e buona parte di questi materiali finisce per inquinare. Dov’è allora il risparmio?

Un esempio

Facciamo un esempio molto chiaro: l’acquisto di una finestra. Scegliendo il modello più economico e con un livello tecnico inferiore rispetto ad altri andremo ad installare l’infisso nelle nostre abitazioni e penseremo di aver fatto un affare. Andando ad approfondire la questione, invece, si scopre che tale finestra non isola perfettamente le stanze e l’efficienza energetica non è delle migliori (tanto per usare un eufemismo); ecco quindi che i condizionatori o i termosifoni devono essere costantemente accesi per mantenere una temperatura gradevole e i costi della bolletta salgono. Dov’è allora il risparmio?

Un altro esempio, questa volta leggermente diverso: l’acquisto di uno smartphone. A prescindere dal modello può capitare, soprattutto con il passare del tempo, che qualche parte si rovini o danneggi. Molto spesso le politiche aziendali dei grandi produttori di dispositivi tecnologici è quella di preferire la sostituzione integrale del modello danneggiato rispetto alla riparazione. Il consumismo ha portato all’impostazione di un sistema, come prospettavano i teorici di inizio secolo scorso, per il quale è preferibile mantenere un continuo flusso di vendite con la sostituzione di prodotti che di per sé potrebbero durare a lungo, ma che invece vengono considerati obsoleti e per i quali, a volte, nemmeno si producono più i pezzi di ricambio.

Un bilancio

L’espressione per cui “la qualità si paga” può essere interpretata anche come una minaccia per cui si pagano le conseguenze di una scelta diversa da quella che non abbia come obiettivo la vendita e la distribuzione di prodotti (ma anche servizi) di livello.

Viviamo in un’epoca davvero paradossale in quanto le innovazioni tecnologiche molto spesso permetterebbero di rivoluzionare numerosi settori e di procedere realmente già da oggi (senza attendere chissà quale scoperta) verso un mondo sostenibile ed ecologico. Tali cambiamenti devono arrivare sì dall’alto, permettendo un sistema economico più ragionevole, ma anche dal basso con scelte d’acquisto sensate e che comprendano che l’investimento sulla qualità è un investimento sulle proprie finanze, sul proprio futuro e su quello di chi verrà dopo di noi.

Il vero risparmio, anche questo è un paradosso, lo si ottiene spendendo; ma è un costo minore rispetto a chi si illude di spendere meno e poi si ritrova a pagare e a far pagare i danni di tale scelta.

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